"Vorrei fare riferimento all'esperienza diretta di queste ultime settimane di agitazioni nell'Università di Roma. Io credo di non andare molto lontano dal vero, osservando che lo scontro politico apertosi nel corso di tali agitazioni ha fulmineamente (cioè, da un giorno all'altro) conseguito lo spopolamento di qualsiasi diaframma istituzionale (salvo la presenza del rettore, ma più per capacità sua personale, che per il funzionamento della macchina che egli rappresenta): quasi totalmente latitante il corpo docente, evidentemente impegnato a riflettere da lontano, con distacco scientifico, sullo svolgersi degli avvenimenti; pressochè invisibile il rapporto con quella entità metafisica, che si chiama Governo, e ben camuffata nella lontananza e inafferrabilità del suo potere la Democrazia cristiana; assenti, quando non ambigue, le altre forze politiche democratiche. [...] Compagni, studenti e operai, che l'altro giorno reagendo agli attacchi portati al comizio di Lama all'Ateneo romano, gridavano " Via, via - la nuova borghesia!" forse si sbagliavano nello specifico, ma esprimevano sostanzialmente un'intuizione molto giusta. Fra i teorici dei bisogni della "seconda società" e certi settori del mondo politico ed economico italiano, assai variamente distribuiti nello scacchiere dei partiti, c'è oggi una convergenza (oggettiva? soggettiva?) sulla necessità di colpire in primo luogo la presenza operaia organizzata nella società, e quindi il sindacato, ma con particolarissimo riguardo il Partito Comunista. (Alberto Asor Rosa, Le due società, Febbraio 1977) Sergio Bianchi, Settantasette, 1997.
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