1977

Alla fine degli anni Sessanta e all'inizio del decennio successivo, la guerriglia divenne tendenzialmente sempre più metropolitana, soprattutto nelle Americhe e in Europa. Le rivolte dei ghetti afroamericani negli Stati Uniti degli anni Sessanta costituirono probabilmente il prologo dell'urbanizzazione della lotta politica e del conflitto armato degli anni Settanta. In questo stesso periodo, molti movimenti metropolitani non adottavano il modello organizzativo policentrico tipico dei movimenti guerriglieri, bensì seguivano ancora il vecchio sistema gerarchizzato e centralizzato delle strutture militari più tradizionali. Il partito delle Black Panther e il fronte di liberazione del Québec in Nord America, i Tupamaros in Uruguay e l'Accao Libertadora Nacional in Brasile, la Rot Armee Fraktion in Germania e le Brigate Rosse in Italia, costituiscono altrettanti esempi di strutture militari centralizzate. In questa fase erano però apparsi anche movimenti urbani policentrici e decentrati, le cui organizzazioni assomigliavano a quelle delle formazioni guerrigliere. In una certa misura, in questi casi, le tattiche della guerriglia vennero direttamente trasferite dalle campagne alle città. La città diventava una giungla. La guerriglia urbana giunse a sviluppare una conoscenza capillare del territorio, in modo che i gruppi potessero riunirsi in qualsiasi momento per attaccare e, quindi disperdersi nuovamente per sparire nei recessi della metropoli. L'obbiettivo, comunque, non era tanto quello di colpire il potere centrale, quanto piuttosto – e in misura via via crescente – quello di trasformare la città stessa. Nelle lotte metropolitane, la relazione tra disobbedienza e resistenza, tra sabotaggio e dissertazione, tra contropotere e progetti costituenti divenne sempre più intensa. Le grandi lotte di Autonomia in Italia negli anni Settanta, per esempio, riuscirono a ridisegnare temporaneamente il passaggio delle maggiori città, a liberare intere zone dove insediare nuova culture e nuove forme di vita. (…) Il mutamento più profondo riguarda le relazione tra le organizzazioni dei movimenti e l'organizzazione della produzione economica e sociale . Come abbiamo visto, le masse degli operai irreggimentati nelle fabbriche corrispondevano alle formazioni militari degli eserciti popolari, mentre le forme della guerriglia, nella loro dispersione nelle aree rurali e nel loro relativo isolamento, erano legate alla produzione contadina. A partire dagli anni Settanta, le tecniche e   le forme organizzative della produzione industriale iniziarono a essere costituite da unità di dimensioni più ridotte e da strutture produttive più flessibili: si trattava di un passaggio che più tardi sarebbe stato definito nei termini di una transizione dal fordismo al postfordismo. Le piccole e mobili unità produttive e le strutture flessibili della produzione postfordista presentavano qualche analogia con il modello policentrico della guerriglia, che fu tuttavia a sua volta immediatamente modificato dalle tecnologie del postfordismo. M. Hardt, A. Negri,   Moltitudine. Guerra e democrazia nel nuovo ordine imperiale, 2004. >>