«Non si doveva assistere necessariamente alle proiezioni cinematografiche all'aria aperta che duravano fino all'alba, ci si poteva alzare dalla sedia (c'erano degli spazi bar, ristoranti, punti di incontro), si potevano passare le notti a Massenzio senza vedere neanche un film. E poi c'erano sempre più di 2 schermi, cioè più proiezioni contemporanee. Una notte nella vecchia basilica di Massenzio proiettammo film su 11 schermi differenti, scandalizzando un po' tutti quanti i puristi che dicevano: "come si fa a vedere contemporaneamente 11 film?". Proponevamo tutto ciò quando Berlusconi aveva una piccolissima televisione privata milanese e Video 1, la tv vicina al Pci, era la più importante televisione privata esistente - poi ci si chiede, a volte, come si perdono certe battaglie. Mi piace credere, comunque, che l'estate romana ha permesso l'invenzione del
palinsesto delle televisioni private rispetto all'uso dei film: la possibilità di alzarsi, di
fare altro mentre è in corso la proiezione, insomma, il telecomando era suggerito da
quella esperienza. Era suggerito però in un modo molto diverso dal modello di intrattenimento e di consumo televisivo, perché quando ci si alzava da una sedia del
Massenzio ci si trovava in mezzo alla città, anzi ci si trovava in luoghi particolarmente
simbolici della città di Roma, in luoghi, come dire, da cui la periferia della città era tradizionalmente esclusa». (Renato Nicolini, MM: MASSENZIO E MERCADANTE
Contro la città celibe. Alla riscoperta del valore della Polis come fonte della politica partecipata) da:www.alleo.it