Roma, 2 novembre 1975 - Pier Paolo Pasolini è stato ucciso. E' accaduto stanotte a Ostia, a duecento metri dal mare. La scena del delitto è uno sterrato deserto su cui sorgono delle squallide casupole abusive, quasi delle baracche. Lo scrittore è stato massacrato a colpi di bastone. Poi l'assassino ha schiacciato il suo corpo steso a terra nella polvere con le ruote di una automobile. Chi ha agito in modo così spietato è un ragazzo di 17 anni e 4 mesi, un ragazzo di borgata. Si chiama Giuseppe Pelosi, abita sulla Tiburtina. Sembra uno di quei tragici giovani descritti da Pasolini: magro, slanciato, altezza media, volto ancora infantile ma marcato, capelli ricci. Giuseppe Pelosi, arrestato dai carabinieri, ha confessato al giudice il suo crimine: «Mi ero inferocito e l'ho colpito sempre più forte e quando l'ho visto a terra sono corso alla macchina e sono passato sopra di lui». Ulderico Munzi, Pasolini assassinato a Ostia, in "Corriere della Sera", 3 novembre 1975.

 

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