"La Zona Temporaneamente Autonoma è un microcosmo di quel “sogno anarchico” di una cultura libera, non riesco a pensare una tattica migliore con la quale lavorare verso quello scopo, mentre allo stesso tempo sperimentare alcuni dei suoi benefici qui e ora. (…) La TAZ deve essere capace di difesa; ma sia l' “attacco” che la “difesa” dovrebbero, se possibile, evadere la violenza dello Stato che non è più una violenza significativa .L'attacco è portato a strutture di controllo, essenzialmente a idee; la difesa è “l'invisibilità”, un arte marziale, e “invulnerabilità”, un' arte “occulta” fra quelle marziali. La “Macchina di Guerra Nomade” conquista senza essere notata e si muove prima che la mappa possa essere aggiornata. – Solo chi è Autonomo, può progettare autonomia, organizzarla, crearla. E' un'operazione che conta sulle proprie forze. Il primo passo è in un certo senso verosimile al Satori – la realizzazione che la TAZ inizia con un semplice atto di realizzazione. “T.A.Z. Zone temporaneamente autonome” Hakim Bey, ed. Shake, 2002.
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