Critical Mass e le feste di Reclami the Street attingono allo stesso patrimonio di buffonerie carnascialesche, da cui estraggono canzoni, costumi e una bella dose di ispirazione per allestire la loro giocosa esibizione di dissenso creativo. Il centro della strada è il palcoscenico di una baldoria spensierata e senza motori:gli sconosciuti si sorridono continuamente, quando uno spiritto festoso domina lo spazio compreso tra due marciapiedi. La strada cittadina ospita il frenetico movimento delle persone, che dura ininterrottamente dall’alba al tramonto; i viali finiscono per assomigliare più a un nastro trasportatore che al loro vero modello, il giardinetto di quartiere. Critical Mass e Street Parties [organizzazione di coordinamento delle manifestazioni di strada] considerano la strada moderna, pallida come la cenere e intasata di macchine, una versione imbastardita della sua forma originaria. Prima che il cielo cominciasse a diventare opaco, per centinaia di anni la strada è stata il palcoscenico di matrimoni, funerali, attività formative, dibattiti pubblici, preghiere, processioni, commercio, teatro, musica e del “trionfale ingresso di re e regine”. Le classiche manifestazioni di protesta e Critical Mass ci riportano al passato, facendo rivivere l’idea che lo spazio pubblico non sia solamente lo spazio intermedio fra il luogo di partenza e quello di arrivo, ma, piuttosto, una passerella dedicata alla pubblica espressione. Chi partecipa alle manifestazioni di protesta e a Critical Mass osa avventurarsi all’esterno del proprio spazio privato (…) per far mostra di sé nello spazio architettonico delle aree pubbliche dominato dalle auto. Questi movimenti ritengono i viali il luogo ideale per la comunicazione e l’aggregazione ed esprimono concretamente questo punto di vista esponendo le proprie idee sul manto asfaltato coperto di linee bianche e gialle e trasformando la terrificante esperienza della strada in un’occasione per lo scambio di idee. (…) “Non è un’iniziativa contro la macchina, ma una festa in onore delle alternative ad essa” ha spiegato nel 1998 Neil Croft, l’organizzatore della Critical Mass di Hamilton in Ontario. Questo benevolo ritratto di Critical Mass come di un’allegra brigata in stato di beatitudine, implicitamente favorevole alla locomozione a energia muscolare, suggerisce che l’intenzione di Critical Mass sia quella di celebrare il veicolo, che ha il merito di aver portato l’allegria negli spensierati anni Novanta del Diciannovesimo secolo. Il continuo movimento circolare delle gambe dei ciclisti è una specie di grande “Olè!” indirizzato ad un mezzo di trasporto che costa il 2% del capitale necessario per mantenere un’autovettura e che durante l’ora di punta si muove nove chilometri e mezzo all’ora più velocemente delle auto. Attraverso i vortici d’aria prodotti dal movimento delle ruote, Critical Mass lancia un “Evviva!” al primo mezzo di trasporto che ha favorito la mobilità delle donne, liberandole parzialmente dalla schiavitù del corsetto: nel 1896 Susan B:Anthony dichiarò che “la bicicletta ha fatto per l’emancipazione femminile più di ogni altra cosa al mondo”. “Critical Mass. L’uso sovversivo della bicicletta” a cura di Chris Carlsson. Feltrinelli. 2003.
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