Guardare la televisione o, meglio, alla televisione di 30 anni fa non è cosa facile. Pensarla in modo critico e problematico quasi impossibile. Si rischia sempre di cadere nell'effetto amarcord , nella tiritera: “ma guarda un po'… come eravamo!” o “questa trasmissione la vedevo insieme a… sul divano marrone, a scacchi!” ecc. ecc. Tutti dicono io c'ero, io vedevo, proprio come fa “l'ex movimentista” quando ha tra le mani le foto di Tano d'Amico o il romano più “scanzonato” con il programma della prima Estate Romana. Per i nati dopo il 1977, come me, l'effetto invece è tutt'altro: la rivelazione di un'Italia diversa (più naive), la presa di coscienza di un modo differente di fare televisione, la scoperta di alcune trasmissioni storiche che hanno anticipato quelle di oggi, la triste presa di coscienza del fatto che chi era sullo schermo in quegli anni da lì non si è più mosso!

Se la televisione è il regno dell'intrattenimento, la “scatola magica” che tutto mostra e tutto dimentica, la sola in grado di compiere il delitto perfetto: uccidere la realtà e farne sparire il corpo (J. Baudrillard), allora come collegare la tv con quello che accade fuori, per le strade? Come mettere a confronto quel flusso di immagini monodirezionali e richiedenti solo passività con i movimenti e la città?

Eppure il 1977 è stato un anno di “rivoluzioni” anche per il piccolo schermo: il primo gennaio è andata in onda l'ultima puntata di Carosello, il primo febbraio sono cominciate ufficialmente le trasmissioni a colori, le tv private hanno intrapreso la loro scalata mentre era in via di completamento la lottizzazione partitica della RAI avviata con la legge di riforma n. 103 del 14 aprile 1975, quella che darà una rete e un tg anche al PCI, il secondo partito italiano.

Non serve allora fare un discorso “storico” o analizzare quegli anni con l'occhio del massmediologo: bastano alcune giustapposizioni a suggerire un discorso che, come quello televisivo, si basa su un palinsesto.   Dentro e fuori, lungo le strate e sopra le antenne, la tv di ieri e le anticipazioni di quella di oggi.

E così: Raffaella Carrà chiudeva il “ciclo di Carosello” (dopo 20 anni di onorato servizio) augurando “sereno lavoro” a tutti; la presenza di due soli canali che si “spalleggiavano” a vicenda (noto è il triangolino che compariva sullo schermo quando, sull'altra rete, stava iniziando una trasmissione) dava ai programmi dell'epoca un numero di telespettatori impensabile nei decenni successivi; si parlava di austerity mentre il mercato tentava di piazzare con 10 anni di ritardo una tv a colori in casa di tutti gli italiani e la politica si spartiva la RAI mentre micro tv private locali e canali esteri cominciano a comparire, con i propri programmi, sul Radiocorriere e Tv Sorrisi e Canzoni.

“La libertà è partecipazione” si cantava in quegli anni… la tv ha risposto con Portobello e i Programmi dell'Accesso!  

Silvano Manganaro, ottobre 2007

 

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