Ma è possibile fotografare la malattia mentale senza ingabbiarla di nuovo, seppure in una griglia di compassione? Ci si è provato. Ma è stato necessario mettere da parte ogni retorica, anche liberatoria, abbassare il tono e lo sguardo. (…) Incerto è l'occhio che ha seguito le tortuose strade di una riforma che ha rivelato i suoi affanni e incontrato molti avversari ben felici di amplificarli. I "matti tra noi", terza categoria storica dell'iconografia della follia, non appaiono più come una classe omogenea da segregare o da liberare in blocco, ma come uno sciame di naufraghi dispersi nel mondo in cui si confondono, si mescolano, svaniscono. La verità nelle facce dei matti da fotografare, Michele Smargiassi, La Repubblica, Novembre 2005 |