Resurrezione della fotografia anti-psichiatrica: negli anni Sessanta furono a volte gli stessi ricoverati a far entrare i fotografi oltre il portone proibito, spacciandoli per pazienti in visita. Quei reporter che avevano letto Laing e Goffman si chiamavano Carla Cerati, Gianni Berengo Gardin, Luciano D'Alessandro, Gian Butturini, Uliano Lucas, tutti a vario titolo e misura affascinati dallo "slegamatti" Franco Basaglia. Le immagini che si susseguirono in quegli anni sui libri e sui rotocalchi, terribili e affettuose, strazianti e tenere assieme, volutamente spogliate da ogni estetismo per puntare al cuore dell'emozione, furono il colpo d'ariete su cui lo psichiatra triestino contava per «usare l'istituzione contro se stessa» e aprire quelle porte inchiodate. Morire di classe, il pamphlet progettato da Franco e Franca Basaglia per la celebre "serie politica" Einaudi, con le foto di Cerati e Berengo, divenne il "libretto viola" della battaglia contro i manicomi: ma era fatto solo di immagini, intercalate a evocatrici citazioni da Brecht, Swift, naturalmente Foucault. La legge 180 è forse l'unica riforma sociale ad avere contratto un debito di gratitudine con la cultura visuale. La verità nelle facce dei matti da fotografaredi Michele Smargiassi, La Repubblica, Novembre 2005
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