Quando agli inizi degli anni sessanta, io presentai alla fine il termine infelice e infinitamente distorto di antipsichiatria, non esisteva una coscienza collettiva della necessità dell’impegno politico. In quegli anni eravamo tutti isolati nei nostri contesti nazionali di lavoro. Oggi ci sono migliaia e migliaia di noi che cominciano a riconoscere una dialettica nella nostra lotta attraverso la crescente solidarietà della nostra azione. C’è una dialettica che scaturisce dalla psichiatria e che confluisce attraverso l’antipsichiatria nella non-psichiatria (ovvero l’abolizione finale di tutti i metodi psicotecnologici di sorveglianza e di controllo). Lo sviluppo di questa dialettica è inseparabile dallo sviluppo della lotta di classe.
D. Cooper
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