Scorrendo i microfilm dei principali quotidiani italiani, dal rapimento di Moro al suo omicidio, l'ossessiva serialità delle immagini, dalle foto dell'agguato alla scorta, al primo scatto inviato dai brigatisti, fino al cadavere nella Renault 4, predisponeva l'assimilazione visiva di una notizia che, nel momento stesso in cui occupava l'intero spazio visivo della cronaca presentandosi come protagonista assoluta di quei giorni, si guadagnava immediatamente lo statuto di evento storico. Queste immagini furono lo schermo che nascose non soltanto la lettura critica di un evento che si era   ridotto alla sua rappresentazione, ma anche quegli avvenimenti e percorsi schiacciati dalla definizione mortificante “anni di piombo” di cui Moro ritratto davanti alla stella a cinque punte è diventato pura icona. Attraverso la data – “l'evento che accade una sola volta e che tuttavia si riproduce e anzi si moltiplica nel ripetersi del calendario, è l'irripetibile che si ripete nella ricorrenza della memoria e dell'anniversario” –disveliamo due eventi: la morte di Impastato e la morte di Ulrike Meinhof.

Altri due omicidi(passati alla cronaca come suicidi) legati,   come quello di Moro -anche se in forme diverse-alla gestione che ha di sé sempre la"democrazia spettacolare"(1), teorizzata proprio in quegli anni dalla” Società dello spettacolo" di Guy Debord, e la cui ricostruzione si è fatta strada a fatica e si è imposta, come   nel caso della Meinhof, solo attraverso le ricerche strenuamente difese da voci non istituzionali.

Valentina Bagnoli, Arianna Lodeserto e Michela Gulia, Ottobre 2007

(1)Donatella Di Cesare, Utopia del comprendere , il melangolo, 2003, p. 269.

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