12 maggio 1977. Ore 19.45 Due grosse motociclette dei vigili urbani arrivano su lungotevere degli Anguillara, all'angolo con piazza Belli. Le montano tre vigili in divisa e un uomo in borghese. Un vigile scende, impugna la pistola e spara ad altezza d'uomo in direzione dei dimostranti in piazza Belli. Ore 19.55 Parte, improvvisa e preceduta da un fitto lancio di lacrimogeni, una carica da parte dei carabinieri e poliziotti attestati su via Arenula. Giorgiana Masi ed Elena Ascione vengono colpite quasi contemporaneamente: la Masi (le era accanto il suo ragazzo, Gianfranco Papini) mentre fuggiva in viale Trastevere, al centro dell'incrocio di ponte Garibaldi, la Ascione in piazza Belli. Le testimonianze sono concordi: i colpi sono stati sparati da ponte Garibaldi, dove in quel momento, al centro, si trovavano carabinieri e poliziotti appoggiati da due o tre autoblindo. Le vittime vengono accompagnate all'ospedale: Giorgiana arriva già morta. |L'inchiesta per l'omicidio si concluse nel 1981 con una sentenza di archiviazione del giudice istruttore Claudio D'Angelo "per essere rimasti ignoti i responsabili del reato". Successive indagini hanno tentato, senza risultati significativi, di individuare gli autori dello sparo mortale in un "autonomo" deceduto da tempo, oppure nel latitante Andrea Ghira, uno dei tre fascisti condannati per il massacro del Circeo. | Purtroppo ne abbiamo visti tanti, di ragazzi morti per le strade dal 70 a oggi, in quelle pose di disperato abbandono, e tutt'intorno la gran chiazza di sangue: abbiamo udito dichiarazioni di ministri che il giorno dopo capovolgevano la verità e caroselli di bugie di funzionari di polizia e semplici agenti: abbiamo assistito tanto a complicati giochi di bossoli che sparivano e ricomparivano per poi sparire un'altra volta, come alla manipolazione delle pistole, mentre i testimoni oculari costantemente inascoltati, si sgolavano a raccontare quanto avevano visto. E in qualche caso, bisogna ammetterlo, la verità è venuta a galla (ma molto faticosamente e dopo anni di lavoro di giovani accaniti avvocati); così qualche poliziotto, agente o capitano, sia pure con grande mitezza, è stato condannato per aver sparato o ucciso, o per aver dato ordine di sparare e uccidere. Camilla Cederna, Sul libro bianco dei radicali. Controinchiesta sull'uccisione di Giorgiana Masi.

<<