Il 12 maggio il movimento tenta una manifestazione pacifica di celebrazione della vittoria del referendum sul divorzio del '74. La manifestazione è organizzata dal Partito radicale. A piazza Navona la polizia interviene subito picchiando alcuni suoi deputati parlamentari; poi si scatenano le cariche contro tutti i gruppi che transitano nei pressi della piazza. La manifestazione non era organizzata, non c'erano servizi d'ordine né strumenti per difendersi. Molti di questi gruppi retrocedono verso Campo dei Fiori dove vengono erette delle barricate e disselciato il fondo stradale per procurarsi dei sassi. La polizia getta in campo le sue squadre speciali: agenti in borghese travestiti da “estremisti” sparano ad altezza d'uomo. Gli scontri proseguono per ore, a sera tarda su Ponte Garibaldi muore, uccisa dalla polizia con un colpo alla schiena mentre fuggiva, Giorgiana Masi, vent'anni, simpatizzante del Partito radicale. La consapevolezza che il livello raggiunto dallo scontro mette in gioco l'esistenza di chiunque osi scendere in piazza comincia a dare i suoi frutti in termini di deterrenza terroristica. All'indomani dalla morte di Giorgiana Masi non si assiste a una reazione simile a quella avvenuta a marzo dopo la morte di Francesco Lorusso. La partecipazione di massa è andata calando con il crescere della durezza dello scontro, dell'iniziativa repressiva, delle contraddizioni non risolte all'interno del movimento. Nonostante questo, i settori più organizzati dell'autonomia operaia romana sono in grado di determinare una controffensiva in molti quartieri della città. Scontri durissimi con sparatorie si svolgono a Garbatella, Prati, Appio, Montesacro.
Il giorno 14 sempre a Roma la polizia carica e disperde a manganellate un sit-in pacifico organizzato dalle femministe sul luogo dove era stata uccisa Giorgiana Masi. Lo stesso giorno a Milano, durante un corteo dell'autonomia operaia che sfila per le strade del centro protestando contro la repressione, un gruppo si stacca e apre il fuoco contro la polizia. Restano gravemente feriti due poliziotti, mentre un terzo, il brigadiere Antonino Custrà, muore per un colpo che gli trapassa la testa.
Questo avvenimento che getterà in discredito l'autonomia operaia milanese presso tutto il movimento aveva già avuto la sua incubazione due mesi prima in occasione del corte del 12 marzo. Nanni Balestrini, Primo Moroni, L'orda d'oro 1968-1977

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